Buddleja davidii, le tante evoluzioni dell'albero delle farfalle

Nei mesi estivi, passeggiando nei boschi o nelle macchie alberate, può capitare di imbattersi in un gradevole profumo dolce e intenso, che invita a farsi seguire. Se accoglierete il suo richiamo, è probabile che vi conduca a un voluminoso arbusto dal portamento disordinato, costellato da grandi fiori a forma di pannocchia di colore violetto lucente, che vi regalerà la possibilità di ammirare insetti impollinatori di ogni tipo, ma soprattutto farfalle, anche insolite per la zona. Non a caso l'arbusto in questione viene volgarmente chiamato "l'albero delle farfalle" (espressione usata in alcune zone anche per la Lantana, causando qualche fraintendimento). 

Buddleja Davidii - esemplare spontaneo fotografato in natura. 

Un po' di storia

Stiamo parlando della Buddleja, nello specifico la Davidii che - a dispetto della sua onnipresenza nella flora italiana - non è una pianta autoctona, anche se la sua introduzione non recente può far immaginare il contrario. Originaria della Cina, la Buddleja Davidii arrivò in Europa alla fine dell'Ottocento, per scopi puramente ornamentali. Ci informa Wikipedia che "il nome specifico è stato definito dal botanico francese Adrien René Franchet (1834 – 1900) per ricordare il contemporaneo missionario padre Armand David scopritore di numerose specie botaniche orientali". L'albero delle farfalle avrebbe potuto sparire in breve dai nostri giardini, come una delle tante piante esotiche introdotta in un certo periodo e poi dimenticata. Così non avvenne, ma solo per via di una sua specifica caratteristica: l'adattabilità. Si adatta infatti a qualunque tipo di terreno e resiste bene al freddo (diversi gradi sotto lo zero) come al caldo. La ricetta perfetta dell'alloctona infestante. Tanto che oggi è naturalizzata nel Nord Italia.

Cultivar per tutti i gusti e per tutti gli spazi

Negli ultimi decenni si è assistito a un rinnovato interesse verso la Buddleja, a partire dall'Inghilterra, che ci ha regalato alcuni cultivar decisamente degni di nota. Molta ricerca è stata compiuta per rendere "domabile" questa pianta all'apparenza indomabile, e mantenerla in vaso senza sacrificarne la splendida fioritura o farla languire fino alla morte. Abbiamo visto variazioni che hanno coinvolto qualsiasi aspetto della pianta: dimensioni, forma, colore del fiore, forma dell'infiorescenza, colore delle foglie. A essere sempre coerente, invece, l'inconfondibile profumo. Alcuni cultivar di recente introduzione si sono rivelati poco longevi rispetto all'indistruttibile davidii. Questo spiega anche perché, dopo un primo utilizzo entusiastico nel verde pubblico, c'è stata una frenata d'arresta sulla diffusione di alcuni di questi nuovi esemplari.

I piccoli

Gli appassionati di Buddleja non possono perdersi in particolare due collezioni destinate ai piccoli giardini e terrazzi. La prima è la "[English] Butterfly series", composta da cultivar di piccole dimensioni e buona gamma cromatica. A crearla Elizabeth Keep sfruttando per le ibridazioni il proprio giardino e il tempo libero concessole dal pensionamento dall'East Malling Research Station. Tra le sue creazioni la Buddleja ‘Peakeep’ (meglio nota al pubblico come "Peacock") di colore rosa-lavanda; la Purple Emperor di colore più scuro, viola tendente al malva e l'Adonis Blue, di colore blu violaceo. Tutte hanno dimensioni massime di 150 centimetri. 
Un esemplare fiorito di Buddleja 'Peacock'.

La seconda invece è la "Buzz series",  creata dagli inglesi Thompson e Morgan dopo 8 anni di ibridazioni e selezioni, con dimensioni che si attestano sul metro di altezza e di larghezza. Notevoli a livello cromatico le varietà "Velvet", di brillante color magenta e la "Indigo". E' targato USA invece il ‘Nanho Purple’ di Monrovia, di un bel colore violetto brillante, interno dei singoli fiori arancione e dimensioni massime 150 centimetri. Sono proprio gli Stati Uniti a vincere il premio "Buddleja in miniatura": è infatti dei ricercatori Dennis Werner e Layne Snelling del "J C Raulston Arboretum" dell'università del North Carolina la serie 'Chip', che comprende ibridi molto complessi - B. weyeriana 'Honeycomb' × (B. davidii Nanho Purple × B. lindleyana) - dalle dimensioni davvero contenute: 60 centimetri circa. I colori disponibili sono il blu, il bianco e il rosso ('Blue Chip', 'White Chip' e 'Red Chip') e si prestano a utilizzi in solitaria oppure combinati tra loro a creare siepi basse multicolore. Chi sogna una Buddleja ma ha solo un balcone o un'aiuola lunga e stretta, ora sa cosa comprare.

I colorati

Alcuni cultivar di Buddleja Davidii sono decisamente colorati.
    • La Buddleja 'Flower Power' o 'Bicolor' - ancora una volta di Thompson e Morgan - è un'esplosione di colore: i fiori si presentano inzialmente di colore viola, per poi virare sull'arancione brillante. L'infiorescenza risulta così un "caleidoscopio". Ottima per un piccolo giardino, visto che non supera i 2 metri di larghezza.
    • La Buddleja davidii 'Harlequin' non è sicuramente un ibrido recente, risalendo agli anni Sessanta, ma è poco conosciuto in Italia. Un vero peccato, perché è una pianta notevole per l'infiorescenza - che è la stessa della Royal Red, di cui rappresenta una mutazione - sia per la variegatura giallo crema delle foglie, che la rendono un bellissimo esemplare unico da collocare in un giardino: del resto le dimensioni non lasciano molto spazio a comprimari, arrivando a 3 metri di altezza per 2 metri circa di larghezza. Anche la Buddleja davidii 'Santana' è un ibrido variegato della Royal Red, di un giallo molto più carico e brillante. Anche in questo caso le dimensioni si aggirano sui 2 metri di larghezza. Entrambi i cultivar sono soggetti a quelle che vengono definite "reversioni alla forma non chimerica": in altre parole può capitare che le foglie tornino alla forma autentica, quindi priva di variegatura, e che questa possa prendere il sopravvento se non si procede con adeguate potature. La talea priva di variegatura è una Royal Red.
    • Menzione d'onore per la Buddleja 'Black Knight', che si fa apprezzare per due caratteristiche: il colore dei fiori, che si fregiano del blu/viola più carico tra tutti i cultivar; richiede meno spazio di quanto la sua imponenza potrebbe far supporre, dal momento che è alto 5 metri ma in larghezza si accontenta di uno spazio di circa 3 metri.

Coltivazione

Come già anticipato la coltivazione non presenta grosse criticità, dal momento che è una pianta molto adattabile, in grado di sopravvivere in piena terra anche in assenza di cure - in vaso invece necessita di grandi contenitori o rischia di non avere un adeguato spazio per lo sviluppo dell'apparato radicale, che è molto vigoroso. Si consiglia un terreno drenato, anche non troppo ricco, ma che permetta alle radici di non surriscaldarsi. La messa a dimora va fatta tra ottobre e aprile. Si può procedere con potature anche drastiche senza che vi siano rischi alla ripresa vegetativa. La buddleja davidii naturalizzata è una pianta di poche pretese, che può crescere quasi ovunque senza bisogno di supporto da parte dell'uomo - tanto che spesso è possibile trovarne esemplari nei cantieri abbandonati o nelle aree dismesse delle città. Diverso è il caso dei cultivar, che possono variare quanto a resistenza e longevità. Si consiglia quindi di visionarne la scheda per avere più indicazioni sulla coltivazione. La buddleja davidii si può riprodurre per seme - con tempi di crescita anche molto rapidi - o per talea. Nel caso dei cultivar, si consiglia di procedere sempre per talea (molti esemplari sono sterili).

Curiosità

La Buddleja Davidii è utilizzata anche nell'ambito cosmetico per il suo elevato contenuto di flavonoidi (ad esempio luteolina e quercetina). Sono in corso le ricerche per verificarne i benefici dell'utilizzo per la mucosa intestinale: Activity and stability studies of verbascoside, a novel antioxidant, in dermo-cosmetic and pharmaceutical topical formulations.

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